Una visita al Cooper Hewitt

Un tempo lavoravo per un museo. Era affascinante camminare per questi lunghi corridoi e visitare opere d’arte normalmente non visibili al pubblico. Già, perchè solo una piccola parte dei beni erano accessibili, gli altri erano nascosti per vari motivi: non ancora catalogati, in restauro, in attesa di…

Mi sentivo un privilegiato a guardare e toccare queste opere e forse probabilmento lo ero.

I musei italiani hanno molti beni in deposito: quello che vediamo è solo la punta dell’iceberg, tutto il resto è sommerso. Spesso è solo grazie allo spirito avventuroso di qualche conservatore che il pubblico riesce a godere di collezioni nascoste.

Da “Museum person” mi fa molto piacere vedere quello che già da tempo succede in diversi musei esteri. Un esempio per tutti? Il Cooper Hewitt di N.Y. sta attualmente cercando un IT Manager (non uno storico dell’arte contemporanea) “with the responsibilities of Enterprise Application Management, IT Customer Service & Support, and General Network Management and Security”.

Il Cooper Hewitt, oltre ad avere un sito molto interessante  www.cooperhewitt.org (sviluppato con WordPress) ha anche un’API https://collection.cooperhewitt.org/api/ che permette di interagire con la sua collezione.

In altre parole: la collezione d’arte non è a disposizione solo dei conservatori del museo, ma può essere analizzata, studiata, manipolata da qualunque sviluppatore nel mondo.

Vi sembra poco? L’arte esce dai muri di un palazzo e diventa patrimonio di tutti. Non trovo migliori parole di queste:

“Museums serve so many purposes, especially when they’re accessible, community-friendly spaces. They create supplemental and nontraditional learning experiences, they’re an alternative to consumption-based activities, they start conversations, and they connect us to others through objects and stories.”

Meredith Whitfield

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